Il welfare aziendale è stato definito come un insieme coordinato e strutturato di iniziative mediante le quali le aziende si fanno carico di soddisfare i bisogni dei propri dipendenti e dei loro familiari, erogando benefit e facilities non tanto in denaro quanto sotto forma di beni e servizi, con l’obiettivo, più o meno esplicito, di migliorare il benessere delle persone facenti parte della propria organizzazione.

Col tempo, le società hanno compreso che quando i dipendenti stanno bene rendono l’organizzazione più efficiente e più attrattiva sul mercato del lavoro, facilitando il coinvolgimento delle persone nel raggiungimento degli obiettivi aziendali. Non solo: il welfare funziona come strumento di marketing, utilizzato anche per differenziarsi sul mercato e migliorare la brand image e la brand reputation.

Tra i beni e i servizi più richiesti dai lavoratori si sono così sviluppati, oltre a piani pensionistici e assicurazioni sanitarie, borse di studio per la scuola, vacanze, abbonamenti alle palestre, corsi di diversa natura, assistenza agli anziani e babysitting, iscrizioni agli asili.

In questa nuova ottica, quindi, il piano di welfare rappresenta una fondamentale e potentissima leva gestionale ed organizzativa, la cui implementazione richiede il coinvolgimento ed il coordinamento di diverse funzioni aziendali – HR, tax, legal, operations, comunicazione, etc.

Nel senso più ampio del termine welfare, tuttavia, le società hanno spesso inserito diverse iniziative volte alla cosiddetta conciliazione vita – lavoro (grazie anche all’intervento del legislatore): lavoro agile o smartworking, gestione organizzata del part-time, turnazioni volte a facilitare l’accesso alle donne al lavoro, utilizzo di strumenti aziendali informatici che consentono il lavoro a distanza tra diverse sedi e ottimizzazione dei tempi di lavoro e trasferimento.